Quest’estate, in spiaggia, faccio conoscenza con Rossana che si entusiasma quando sente che mi occupo di Fiori di Bach per passione e addirittura per lavoro.
Rossana conosce i rimedi, e a dire il vero mi nomina anche altri approcci energetici alla salute che invece io ignoro completamente. Al di là dell’eccitazione di vedere in carne ed ossa qualcuno che di queste cose ne ha fatto un’occupazione, colgo dalle sue parole una velata delusione rispetto alla floriterapia.
Accenna ad un periodo molto difficile, vissuto di recente. Intuisco che qualche fiore di Bach l’ha provato, da autodidatta, leggendosi il minimo indispensabile per avere delle indicazioni di riferimento di massima.
Come tanti altri, è stata sicuramente attratta dall’illusione che la Floriterapia rappresenta di continuo. Ovvero, dalla possibilità di utilizzare un metodo di cui non si sa nulla e rimedi di cui si sa pochissimo, con la pretesa di risultati soddisfacenti. E’ un abbaglio facilitato dalla relativa semplicità del metodo e dalla completa assenza di controindicazioni dei Fiori, elementi che incoraggiano tentativi, senza starci a pensare su troppo.
A ridurre ulteriormente le possibilità di successo, c’è la difficoltà di un’auto analisi efficace delle proprie emozioni durante una forte destabilizzazione emotiva: difficile perfino a chi è allenato ad osservarle, figuriamoci a chi non lo è affatto.
Rischiando di deludere delle aspettative, ci tengo a ripetere che il metodo dei Fiori di Bach, non è intuitivo (a meno che non ci si voglia affidare completamente a pendolini, carte e test della forza muscolare), come ad esempio la pratica di meditazione di mindfulness, bensì analitico.
Per applicarlo con successo serve averlo studiato e conoscere molto bene i rimedi.
Quasi sempre, se non si registrano effetti positivi è perché non lo si è saputo usare.